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San Martino Valle Caudina

Con una popolazione al di sotto dei cinquemila abitanti, San Martino si trova al confine della provincia di Avellino con quella di Benevento, situato ai piedi del monte Pizzone e del monte Teano ha un’altezza sul livello del mare che varia da 200 m ai 1.600 m. Alcuni studiosi fanno risalire le origini all’Alto Medioevo mentre il nome del paese è forse riferito di più al culto del Santo, Vescovo di Tours, tutt’oggi patrono del paese. Si parla infatti di una chiesa eretta in suo onore già nel 1200. Valle Caudina indica la posizione all’interno della Valle famosa per le forche caudine.

Nel 876 a seguito delle persecuzioni di Seodan, a Telese, si rifugiarono nel territorio di San Martino San Palerio Vescovo e San Equizio Diacono. Per molti anni non si seppe più nulla di loro fino a quando nel XII secolo un certo Maraldo innalzò nel proprio podere una chiesa, dedicata ai due santi, a seguito di una premonizione. Oggi le reliquie sono custodite nella chiesa di San Giovanni Battista, nel centro storico del paese. A metà del XII sec. San Martino è uno dei feudi del ducato di Puglia e del Principato di Capua. I feudatari furono le famiglie più importanti del periodo: Capece, d’Aquino, Scotto e Baux per poi passare con la compra dalla Regina Sancia alla famiglia della Leonessa. Dal 1334 inizia la lunga schiera dei feudatari della Lagonessa il cui cognome fu trasformato in della Leonessa. La loro dimora fu il castello, che tutt’ora domina il paese. Il casato della famiglia della Leonessa continuò fino al 1797 con Giuseppe Maria, duca di San Martino. Estinto il ramo maschile il titolo passò per filiazione femminile ai Ruffo e con Carolina Ruffo ai Pignatelli di Monteroduni. Si tratta dello stesso titolo conservato fino ad oggi dal Duca Giovanni Pignatelli della Leonessa attuale proprietario dell’imponente castello.

Il Castello Pignatelli della Leonessa edificato su di un colle, probabilmente nella prima metà del IX secolo, è stato ristrutturato più volte durante il periodo di dominazione normanno – sveva. Conserva ancora oggi l’originaria fisionomia di fortezza medievale: sono evidenti gran parte delle opere difensive quali le mura merlate, le torrette di guardia ed i camminamenti. Si conservano la cisterna per la raccolta dell’acqua piovana, le prigioni, le garitte e l’oratorio interno. Abbandonato nell’800, ridotto quasi a un rudere tanto da dover richiedere la demolizione, nel 1908, del piano superiore del mastio, nonché dell’ala sud per pericolo incombente, è stato restaurato e reso di nuovo abitabile dalla duchessa Melina Pignatelli della Leonessa.

 

Da visitare: Chiesa di San Giovanni Battista dove sono custodite le reliquie dei Santi Palerio ed Equizio, si può ammirare una fonte battesimale e un confessionile del 700; il Convento e la Chiesa di Santa Caterina, dove nel 1729 vi alloggiò Papa Benedetto XII che da Benevento tornava a Roma; tra gli scorci più belli, il centro storico, il sentiero d’Italia per raggiungere la località montana Mafariello, meta di molti escursionisti grazie alla fonte di acqua oligominerale e un’ampia area adibita per pic nic e le cascatelle del torrente Caudino.
Il castello si visita a gruppi e su prenotazione.

Il territorio di S. Martino Valle Caudina è caratterizzato da terreni fertilissimi a valle del paese e una foltissima vegetazione a nord con castagneti e faggeti. Fa parte della zona di produzione della Mela Annurca Campana Igt e dei vitigni quali: l’Aglianico Irpinia, il Taurasi DOCG e il Coda di Volpe. Il prodotto tipico per eccellenza è senza dubbio il “Tarallo di San Palerio”: tarallo dolce che si tramanda da secoli nella frazione dove furono ritrovate le reliquie dei santi, è possibile gustarlo con il vino durante la festa dei Santi Palerio ed Equizio.

Momenti da non perdere: La processione del venerdì Santo; la processione dei ceri di Sant’Antonio da Padova (prima domenica di agosto), la rassegna San Martino Arte in agosto, la festa patronale (11 novembre); la Novena di Natale, celebrata alle luci dell’alba nella chiesa di San Giovanni Battista e il Palio dei Catuozzi , falò accesi durante la notte del 24 dicembre, con la gara indetta dalla Pro loco.