Fontanelle

“Sono “le fontanelle”. Le chiamiamo con il vezzeggiativo che riserviamo alle cose tenere e care : a nunnarella, è piccirille, à pucurella”. Così scrive Gianni Raviele nel suo Documentario Cinematografico : “La mia madre terra”. In una sua poesia sulle tante fontane del nostro paese, pubblicata in un volumetto del 2001, il parroco don Ugo Della Camera così scriveva : “Tutti vanno alle Fontanelle, piccoli e grandi con secchi e fiaschelle, prendon le acque a tutte le ore, giovani arditi e distinte signore”. Sul finire del secolo XIX il nostro paese fu interessato dai lavori di costruzione dell’acquedotto del Serino per portare l’acqua a Napoli. Lungo il corso Vittorio Emanuele fu aperto addirittura un albergo per ospitare operai e maestranze. Era gestito da Vitagliano Generoso fu Clemente, che, però, già nel 1884 , lamentava che “ tale industria può dirsi quasi scomparsa, poiché ultimati i lavori della conduttura delle acque del Serino in Napoli non vi sono più forestieri che abbiano bisogno di alloggio,tantoppiù poi che questo comune per la sua postura topografica non è in condizioni di grande traffico.” Di tanta attività e tanto lavoro resta la condotta idrica che passa sotto il paese e “le Fontanelle” che da allora, con il grande lavatoio in pietra e le due bocche d’acqua corrente, hanno rappresentato un punto d’incontro per quanti andavano a prendere l’acqua per il fabbisogno quotidiano della casa, o per lavare panni ed indumenti.

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